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Un’oasi sull’asfalto – L’autogrill di Montepulciano

“L’importante è capire che fermarsi, a volte, è importante tanto quando andare avanti a tutti i costi.”

28 Giugno 2023
Un’oasi sull’asfalto – l’autogrill di montepulciano
Ing. Daniele Borgogni
Ingegnere civile e libero professionista. Si occupa prevalentemente di progettazione in acciaio ed è un appassionato di storia delle strutture.

Alla fine degli anni cinquanta, un Architetto ( Angelo Bianchetti ), un Industriale ( Mario Pavesi )  e milioni di automobilisti italiani, furono i protagonisti di una delle più geniali invenzioni dell’Architettura del periodo.  La realizzazione dell’Autostrada del Sole (1956-1964) rappresentò un palcoscenico privilegiato per la commercializzazione di prodotti enogastronomici e per celebrare il viaggio come esperienza collettiva di modernità. La storia delle aree di Servizio in Italia iniziò, tuttavia, nel 1947 con la costruzione di un piccolo chiosco all’altezza del casello di Novara, situato nell’Autostrada Torino-Milano. Il chiosco era della Pavesi, la celebre azienza dolciaria, che fece realizzare il manufatto nei pressi della storica fabbrica. La struttura era, di fatto, un luogo di promozione aziendale per la vendita diretta dei prodotti. Il proprietario, Mario Pavesi, affidò il progetto all’Architetto milanese Angelo Bianchetti[1], che aveva maturato nella sua Professione una solida esperienza negli allestimenti pubblicitari ed espositivi. La prima area di ristoro fondeva le esigenze di vendita a quella dell’esposizione dei prodotti. Nel 1952 venne aggiunta (sempre su progetto di Bianchetti) una rosticceria destinata agli automobilisti, da cui il nome auto-grillroom, che gettò le basi del nome Autogrill che conosciamo oggi e che fu registrato nel 1959, come marchio commerciale, da Mario Pavesi. All’automobilista italiano, che sino a quel momento era solito mangiare un panino confezionato a casa lungo i bordi della carreggiate, venne offerta un’alternativa al tempo stesso ludica e funzionale: una sosta “moderna”, una sosta “americana”.

Alla fine degli anni ’50, Bianchetti e Pavesi si […]

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RINGRAZIAMENTI

Un sincero ringraziamento all’Arch. Jan Jacopo Bianchetti per la disponibilità con cui ha messo a mia disposizione materiale introvabile, proveniente dal suo archivio personale e per aver concesso la pubblicazione di disegni e fotografie dell’Opera del Padre Arch. Angelo.

Un sentito ringraziamento anche all’Ing. Andrea Goldstein Bolocan, per la gentilezza dimostrata nei nostri colloqui telefonici e per le storie che mi ha raccontato riguardo questa ed altre strutture, progettate e realizzate dalla CMF: sentire questi racconti da chi li ha vissuti in prima persona è state una emozione incredibile!

Un ringraziamento particolare va all’Ing. Giuseppe Stevanato, nipote dell’Ing. Virginio, che ho rintracciato in maniera rocambolesca, per avermi fornito il contatto del cugino Ing. Sabino Mazzacane.

Dunque da ultimo (ma solo in ordine cronologico) un sincero ringraziamento proprio all’ Ing. Mazzacane per il tempo dedicatomi, per il materiale fornito e per gli aneddoti che mi ha raccontato nelle nostre preziose conversazioni al telefono. Oltre che per aver fatto da tramite tra me e lo Zio, Ing. Virginio.

A tutti loro va il mio grazie, oltre che per il materiale e la disponibilità, per avermi fatto vivere in anteprima questa avventura di Ingegneria tutta Italiana.


[1] Angelo Bianchetti nacque a Milano nel 1911 e studiò Architettura al Politecnico di Milano, laureandosi nel 1934. Lavorò a Berlino negli studi di Ludwig Mies van der Rohe ed ebbe l’occasione di interagire con i migliori Architetti del periodo,  tra i quali Walter Gropius, Marcel Breuer e Charles-Édouard Jeanneret-Gris (universalmente noto come Le Corbusier) intrattenendo relazioni con gli Architetti della Bau Haus. In Italia collaborò con Giuseppe Pagano e con Cesare Pea. In particolare con quest’ultimo progettò allestimenti di mostre e padiglioni pubblicitari per fiere ed esposizioni. Pagano, Direttore della rivista Casabella-Costruzioni, lo volle come collaboratore per la rivista assieme ad altri giovani Architetti del periodo. Con Pavesi progettò tutti gli Autogrill della catena (11 dei quali a ponte), lasciando un segno indelebile nel paesaggio italiano.

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