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Lo Strutturista

La signora dalla tunica verde – l’avventura della costruzione della Statua della Libertà

Per gran parte delle persone, la Statua della Libertà è la signora dalla tunica in rame con lo sguardo puntato verso l’oceano. Ma sotto quei drappi, sferzati da un vento immaginario, si cela una meravigliosa sfida strutturale.

24 Gennaio 2024
Ing. Daniele Borgogni
Ingegnere civile e libero professionista. Si occupa prevalentemente di progettazione in acciaio ed è un appassionato di storia delle strutture.

La folle idea

L’avventura della Statua della Libertà iniziò il 21 aprile 1865, in Francia, più precisamente a Glatigny, comune nel dipartimento della Mosella a dodici chilometri a nord di Metz. Quel giorno si tenne un incontro di repubblicani, amanti degli Stati Uniti d’America E desiderosi di celebrare l’abolizione della schiavitù in questo paese. Durante la cena, l’organizzatore dell’incontro, il politico Édouard de Laboulaye , professore al College de France, pronunciò un discorso che entusiasmò la platea: propose l’idea della costruzione di una gigantesca statua da offrire agli americani per suggellare l’amicizia tra i due paesi. Tra il pubblico c’era lo scultore alsaziano Frederic Auguste Bartholdi , amico di Laboulaye, che aveva già lavorato a una statua del genere, destinata a decorare l’ingresso del Canale di Suez. La scultura, nota come “ l’Egitto che illumina l’Asia”, era stata concepita dall’artista come una contadina egiziana, avvolta da un velo e con una torcia in mano. Con una altezza di 26 metri, poggiata sopra un piedistallo di 15, la statua venne rifiutata dal Chedivè d’Egitto, Isma’il Pascià – ufficialmente – per mancanza di fondi, anche se in realtà fu il mancato apprezzamento da parte del Vicerè.

L’idea generale di come dovesse essere la nuova scultura era, pertanto, già definita in massima parte. 

Fu così lanciata la folle idea di costruire una gigantesca statua da offrire agli Stati Uniti per i 100 anni di indipendenza (occasione che avrebbe avuto luogo il 4 luglio 1876). Impressionato dalle statue monumentali antiche, Bartholdi pensò che solo un colosso di proporzioni mai tentate potesse esprimere un concetto così potente come quello della libertà.  Nel Giugno 1871 l’artista si recò per la prima volta negli Stati Uniti per scegliere il luogo di installazione di quella che sarebbe stata la statua più alta del mondo. Arrivato a New York venne immediatamente folgorato dalla forma e dalla posizione dell’Isola di Beldoe (oggi nota come Liberty island), una lingua di terra in cui si trovava un forte militare con le mura perimetrali a forma di stella a 11 punte.

L’inizio dei lavori

I lavori iniziarono nelle fonderie Gaget & Gauthier a Parigi. Fu una corsa contro il tempo: l’anno successivo ci sarebbero stati i festeggiamenti per i cento anni dell’indipendeza americana e Bartholdi era seriamente intenzionato a portare a termine il progetto. Per la realizzazione “architettonica” del manufatto, lo scultore dovette procedere per tappe. Realizzò dapprima un modello alto 120 cm, poi un secondo modello da 211 cm ed infine un modello più grande in gesso, dell’altezza di 22 metri. Questo modello fu quello usato dallo scultore per determinare le proporzioni reali della sua opera. […]

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[1] Lo scultore non ammise mai di aver “riciclato il progetto”, ma è innegabile la somiglianza tra la statua mai realizzata e la Statua della Libertà. Per la precisione, anche il nome dei due monumenti era quasi sovrapponibile: il nome completo dell’opera americana è, infatti, “La Libertà che illumina il Mondo”.

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