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Progettazione

Parco Ulmo: Un bacino di laminazione come occasione per un nuovo paesaggio di margine urbano a Vicenza

Parte 1. Partendo dallo studio del sistema idrografico del territorio vicentino, la tesi indaga nuovi scenari di riconfigurazione paesaggistica di una infrastruttura idraulica: un bacino di laminazione sul fiume Bacchiglione a margine della città di Vicenza. Un’ opera pubblica inserita tra gli interventi previsti dal “Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico” della Regione Veneto,

16 Ottobre 2023
arch. Giacomo Premoli
Architetto del Paesaggio di Vicenza classe 1995. Laureato nel 2018 presso lo IUAV di Venezia, poi presso l’Università degli Studi di Firenze, per il corso di laurea magistrale in Architettura del Paesaggio.
  • Introduzione

L’emergenza idrica e i suoi effetti sui contesti urbani costituisce non solo un aspetto di grande crisi che interessa l’intero mondo contemporaneo, ma anche un’importantissima occasione per il progetto di Architettura.

Negli ultimi dieci/venti anni il fenomeno delle inondazioni urbane, fenomeno antico, ma reso sempre più frequente dai cambiamenti climatici, ha portato alla realizzazione, di numerosissimi progetti nella città, ad importanti sperimentazioni, tanto tecniche quanto spaziali ed ambientali. Esiste infatti oggi un campo di studio e di applicazione progettuale che si potrebbe chiamata della “infrastruttura idrica contemporanea”, in cui il ruolo dell’architetto è di primissimo piano.

Con lo scopo di aprire e divulgare sempre di più questo ambito progettuale questo lavoro, che illustra un progetto “tipo” di questa tematica, intende da una parte presentare degli importanti spunti progettuali, dall’altra declinare delle precise strategie di intervento nella città contemporanea.

Questo caso studio non è solo rivolto ai progettisti ma anche a colore che si occupano più in generale di pianificazione e gestione del territorio, come tecnici e amministratori, ai quali intende fornire strumenti per comprendere la rilevanza dell’ampio fenomeno e le possibilità in essere.

  • Emergenza idrica come occasione di rilancio urbano

Le conurbazioni delle principali città si sono sviluppate lungo le sponde e gli estuari dei fiumi, nelle pianure alluvionali, sulle coste marine e lacustri, condizionate dalla loro morfologia. I popoli vi si stabilirono poiché tali luoghi offrivano condizioni favorevoli per il sostentamento di colore che li abitavano. Essi furono i luoghi del mito da Oriente a Occidente, i campi di battaglia durante i millenni di storia; le pianure alluvionali fornivano terreno fertile e pianeggiante per l’agricoltura e l’allevamento del bestiame; i corsi d’acqua rappresentavano rapide vie di comunicazione e di commercio per il controllo e la gestione dei territori; gli estuari figuravano come i principali luoghi di scambio delle rotte commerciali proveniente dai mari. Tuttavia il costo di tali posizioni favorevoli si rivedeva nella forte esposizione degli insediamenti urbani ai disastri naturali che si susseguono sin dalle epoche più remote e che oggi rappresenta una “nuova questione urbana” per i mutamenti climatici in atto.

Se da Roma a Berlino, da Napoli a Londra, da Genova a Rotterdam, fino alle più lontane New York, Dacca e Shanghai, l’acqua ha rappresentato il principale vettore di sviluppo urbano, è anche vero che l’aver occupato nel  corso dei secoli i luoghi riservati ai naturali fenomeni di esondazione e di convogliamento delle acque, sulla base di un modello urbanistico imperniato sulla convinzione che si poteva costruire ovunque, e unitamente alla innata fragilità naturale di alcuni territori insediati, ha reso vulnerabile la maggior parte delle  città contemporanee, oggi esposte sempre più al rischio di inondazioni per gli effetti del climate change.  Negli ultimi anni si assiste ad un’intensificazione dei fenomeni ambientali di portata inconsueta dovuta ai cambiamenti climatici in atto, con ricadute catastrofiche sugli agglomerati urbani e più in generale sull’attività umana, sottoposti a una sempre maggiore vulnerabilità, L’innalzamento delle temperature su  scala globale, aumentano il tasso di umidità, accrescono la portata e l’intensità delle nuove, generando fenomeni meteorologici sempre più estremi e improvvisi che determinano una maggiore vulnerabilità della città contemporanea al fenomeno delle inondazioni urbane. Quotidianamente la cronaca locale racconta di precipitazioni sempre più frequenti e intense, che compromettono spazi e reti della mobilità, sovente intere porzioni di città incapaci di assorbirne i flussi.  Esse aggravano uno scenario, quello italiano ma non solo, già fortemente drammatico, in cui consumo di suolo e dissesto idro-geologico mette in crisi la città contemporanea che, operando illimitatamente la sua espansione, sulla base di una domanda di alloggi non correlata a un reale fabbisogno (Settis 2010), divora superfici agricole e aree naturali nei pressi dei comparti urbani e al loro interno.  Mutazioni climatiche in atto, al cui corso ricevuto anche l’organismo città, ne amplificano gli effetti (CEE 2012).  L’acqua meteorica, sempre in maggiore quantità nel breve tempo, incapace di defluire, generi incessanti inondazioni che investono gli agglomerati urbani.  Comunemente definite dagli anglosassoni “urban flooding” ‘, queste si trova per cause naturali (disponibili intense e / o prolungate) e le antropiche (cambiamenti nell’uso del suolo) (Chapman 1999).  Il più delle volte le prime coesistono con le seconde. Tipologicamente si distinguono in:

I. Inondazioni superficiali o pluviali: causate dall’accumulo o dal deflusso delle acque superficiali provenienti generalmente da dichiarate meteoriche intense o prolungate; 

2. inondazioni fluviali: causate dalle piene dei canali e dei fiumi che straripano dai loro argini; 

3. inondazioni costiere: causate da tempeste e maremoti che si ripercuotono sulla costa. 

Se la prossimità degli insediamenti urbani ai corpi idrici superficiali, il cui rischio di piena è attualmente calcolato con modelli idraulici tarati su serie storiche di non più rappresentative della realtà, rappresenta la prima componente di  vulnerabilità della città contemporanea al mutamento del regime delle piogge, se la modesta altezza degli insediamenti rispetto al livello delle acque lungo le quali si dispiegano li espone alla recrudescenza dell’erosione e al rischio di piena, l’impermeabilizzazione dei suoli e  la loro infrastrutturazione (soggetta a nuove condizioni di carico) rappresentano i fattori scatenanti. 

L’urbanizzazione influenza la formazione di allagamenti a causa della concentrazione di superfici altamente impermeabili che sottraggono le acque meteoriche al naturale ciclo di accumulo e restituzione all’ambiente, creando problemi di eccessivo afflusso alle reti di drenaggio (Smith 2011).  Evidentemente la popolazione nei centri urbani, il fenomeno dell’urbanesimo, che ha interessato gli ultimi decenni e attraverso il quale l’urbanizzazione giustifica la continua espansione della città, esaspera gli impatti delle inondazioni urbane.  La costruzione stessa di infrastrutture di drenaggio e di difesa, la realizzazione di opere di canalizzazione delle acque, di interventi di restrizione dei canali esistenti e di protezione dai bacini, impossibilitati così a svolgere i loro processi naturali, rappresentano ulteriori aggravanti.  Anche se l’infrastrutturazione dei suoi- li è stata indispensabile nella regolazione dei flussi idrici, l’invasività che ha distinto il suo processo, e più in generale quel- lo dell’edilizia, rappresenta la principale causa di instabilità e di degrado del territorio.  L’ingegnerizzazione, la fiducia nel progresso e nella tecnica, ha portato alla realizzazione di infrastrutture idriche ogni volta più imponenti, di pompe sempre più potenti, di dighe sempre più grandi, la cui edificazione costituisce la principale causa di alterazione dei processi naturali e di fragilità del suolo.

Kongjian Yu, fondatore dello studio Turenscape e professore alla Peking University, individua proprio nell’infrastruttura del suolo la causa principale dei problemi idrici che le città contemporanee si trovano oggi ad affrontare. 

“Se l’emergere di tali questioni viene comunemente attribuito alle condizioni naturali delle risorse idriche, al rapido sviluppo urbano e perfino ai cambiamenti climatici, la mia posizione è un’altra. Siamo infatti convinti che la principale causa di questi disastri legati all’acqua siano le idro-infrastrutture grigie di tipo convenzionale.” (Yu 2014)

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