Ponte Morandi: cosa avrebbe evitato il crollo?
Un perito dichiara che con un intervento su Pila 9 si sarebbe potuta evitare la tragedia del 14 agosto 2018

Il perito del giudice per le indagini preliminari Massimo Losa, sentito ieri nel corso del processo sul crollo del Ponte Morandi ha dichiarato che “un intervento sulla pila 9 avrebbe evitato il crollo”.
La pila 9 del ponte Morandi venne controllata da vicino, dal 1991 al giorno del crollo, soltanto nell’ottobre 2015. Lo scrivono i pm nell’avviso di conclusioni indagini.
Quei controlli, scrivono i magistrati, vennero fatti “sui soli stralli lato mare e soltanto in orario notturno; la conseguente relazione evidenziava chiarissimi segnali d’allarme sulle condizioni degli stralli, accertando che tutti i trefoli che era stato possibile esaminare tramite i carotaggi risultavano ‘scarsamente tesati’ e si muovevano con facilità facendo leva con uno scalpello'”.
Il perito Losa ha poi ricordato come “le stime della corrosione eseguite nel 1993 (anno in cui si fecero i lavori di rinforzo alla pila 11), con riferimento alle pile 9 e 10, che risultavano rispettivamente pari al 8,6% e al 20,54%, sono in palese contraddizione con quella riportata nel progetto di retrofitting (datato 2017 ndr) generalmente pari al 10%-20%, indistintamente per le due pile, che implicherebbe il completo arresto del progredire del fenomeno di corrosione in un quarto di secolo, assunzione chiaramente assurda e inaccettabile”.
Questi difetti di costruzione hanno causato la corrosione dei cavi. Corrosione che era nota al gestore del viadotto già dal 1975 quando prima l’ingegnere Zanetti di Spea e poi lo stesso ingegnere Morandi lanciarono l’allarme.
Presente in aula anche l’ex amministratore delegato del gruppo Atlantia e della sua controllata Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, che prima dell’ingresso in aula, ha dichiarato: «Sono presente per rispetto del Tribunale e di tutte le parti del processo. Già i miei difensori avevano anticipato che non avrei fatto mancare il mio contributo all’accertamento della verità, che è molto diversa dalle teorie dell’accusa diffuse in questi ultimi mesi».
Sono 58 le persone imputate tra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, nonché ex e attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del provveditorato delle opere pubbliche.

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