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“Arco non è altro che una fortezza causata da due debolezze, imperoché l’arco negli edifizi è composto di parti di circulo, i quali quarti circuli, ciascuno debolissimo per sé, desidera cadere, e opponendosi alla ruina l’uno dell’altro, le due debolezze si convertano in unica fortezza”. Leonardo Da Vinci.

30 Novembre 2022
stazione Milano centrale
Ing. Daniele Borgogni
Ingegnere civile e libero professionista. Si occupa prevalentemente di progettazione in acciaio ed è un appassionato di storia delle strutture.

Primo Luglio 1905: lo Stato assume l’esercizio della rete ferroviaria Nazionale. Nascono le Ferrovie dello Stato. In quegli stessi anni, in seguito allo sviluppo della città di Milano, si rese necessario un riordinamento ferroviario della città. Fino a quel momento erano presenti, infatti, nel territorio meneghino una moltitudine di stazioni e linee ferroviarie gestite da società distinte, e tale frammentazione rendeva difficoltoso il trasporto di persone e merci.

Per cercare di mettere ordine nel caos, Ferrovie dello Stato, con l’avallo della Giunta Comunale, conferì l’incarico di “studiare il migliore assetto da darsi ai servizi ferroviari nei riguardi della città di Milano” ad una commissione presieduta dal Senatore ing. Giuseppe Colombo[1]. Colombo istituì due gruppi di lavoro: uno specifico per la linea ferroviaria ed uno per lo studio della nuova stazione centrale.

Il piano generale della Commissione Colombo trovò piena approvazione da parte di Ferrovie dello Stato che procedettero alla messa a punto di un progetto definitivo, redatto sotto la supervisione dell’ing. Rinaldo Rinaldi presso la sede di Bologna. Immediatamente, tuttavia, fu chiaro che la nuova stazione centrale non avrebbe dovuto solo adempiere a tutte le funzioni a cui era deputata, ma che avrebbe dovuto farlo con un aspetto consono a quello che competeva alla stazione di una grande città moderna.

Ferrovie dello Stato indisse, quindi, il 21 dicembre 1906, un concorso per il progetto architettonico della grande stazione, sulla base dello schema funzionale e strutturale già definito dai suoi ingegneri. Ma la grande pragmaticità dei tecnici di Ferrovie dello Stato lasciò la libertà, nel concorso, solo di fornire un abito gentile ad una macchina perfettamente definita nei suoi modi di funzionamento.

Mutilati della autonomia progettuale, gli architetti si trovarono in estrema difficoltà nell’interpretare un ruolo che li relegava a “make up artists” a scala urbana. La procedura adottata venne accolta nel modo più sfavorevole nei circoli professionali e, a tal proposito, l’arch. Contani lamentò che:“i limiti sono tali da restringere penosamente ogni libera ideazione dell’Artista chiamato a rendere monumento d’arte un’ossatura studiata negli uffici ferroviari dal solo punto di vista di speciali necessità”.

Il concorso nacque[…]

[1] Giuseppe Colombo (1836-1921) fu un ingegnere, imprenditore, politico, dirigente d’azienda e accademico italiano. Si laureò a soli 20 anni e nel 1877, per il suo amico Ulrico Hoepli scrisse il Manuale dell’ingegnere che, pubblicato nel 1878, divenne presto il titolo più famoso della collana dei manuali Hoepli. Viene pubblicato ancora oggi con il nome “Nuovo Colombo” e, nella sua 85a revisione, è costituito da 3 volumi per un totale di 7104 pagine.

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