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Lo Strutturista

La progettazione strutturale tra passato, presente e futuro

Intervista esclusiva (post mortem) al massimo esponente dell’Ingegneria Strutturale del ‘900: ing. Pier Luigi Nervi.

30 Gennaio 2020
PierLuigi Nervi, progettazione strutturale
Ing. Vincenzo Nunziata
Autore di numerosi testi di successo dell’ingegneria strutturale, coordinatore scientifico della rivista "Lo Strutturista".

Si riporta di seguito il pensiero del Maestro Pier Luigi Nervi, con le sue parole originali, immaginando un’intervista (in esclusiva) di un suo Allievo, il sottoscritto, che abbraccia tutti i vari aspetti di una corretta progettazione strutturale tra passato, presente e futuro. In questa intervista il Maestro esprime anche sue opinioni in merito ad alcuni punti ancora oggi attualissimi come il rapporto tra scienza, intuito e capacità personali, ed inoltre alcune considerazioni sul reale contributo delle norme nei confronti della sicurezza strutturale e della progettazione strutturale in generale.

Ing. Nervi, lasci che mi presenti, sono l’ing. Vincenzo Nunziata, un ingegnere strutturista del XXI secolo, suo umile allievo, che ha studiato tutti i suoi trattati e il suo pensiero filosofico sulla progettazione strutturale. Volevo sottoporle alcune domande che spero servano a chiarire ai colleghi ingegneri, in un momento di estrema confusione, i fondamenti della progettazione strutturale e cosa si intende per “architettura strutturale”. Il pensiero di uno strutturista del suo calibro, che ha rappresentato l’Italia nel mondo nel dopoguerra, insignito di medaglie e riconoscimenti a livello Internazionale dovrebbe essere un riferimento per tutte le generazioni di strutturisti, così come Einstein nella fisica. Mi lasci la libertà di chiamarla Maestro. 

Maestro, partiamo con la definizione del “costruire”, cosa intende lei per costruire, ovvero della capacità di realizzare costruzioni?

Il costruire è arte anche in quei suoi aspetti più tecnici che si riferiscono alla stabilità strutturale.

Maestro, ma come è stato possibile per secoli costruire opere meravigliose senza alcun riferimento scientifico o normativo?

Per molti e molti secoli l’empirismo intuitivo è stato l’unica guida di progettisti e costruttori. La grandiosità e perfezione tecnica di molte realizzazioni del passato dimostrano che, partendo dalla sola intuizione e dalla interpretazione di esperienze statiche offerte dalla quotidiana realtà costruttiva, questi nostri predecessori avevano potuto formarsi una sensibilità statica, la cui efficacia ed acutezza sono misurate dalla eccellenza delle opere costruite.

Maestro, alla fine del XVIII secolo due famosi scienziati e studiosi: Claude-Louis Navier e Barré de Saint-Venant, considerati i padri della scienza delle costruzioni, hanno pubblicato i loro famosi trattati su base matematica della statica delle costruzioni che sono ancora oggi la fonte dell’insegnamento della materia nelle scuole di ingegneria e architettura. Qual’è la sua opinione in merito all’uso e al valore della scienza delle costruzioni nella progettazione strutturale?

Si può affermare che l’applicazione della ricerca teorica a base matematica allo studio dell’equilibrio interno dei sistemi resistenti, se ha portato un formidabile aiuto alla soluzione di problemi statici, ha inevitabilmente contribuito a inaridire le fonti della intuizione e della sensibilità statica, favorendo quel distacco tra mentalità matematico-tecnica e intuitivo-artistica, che consacrato nella divisione scolastica e professionale tra ingegneri e architetti, va considerato come una delle cause non ultime della crisi in cui da diversi decenni si dibatte l’architettura.

Maestro, noi ingegneri strutturisti del XXI secolo, nella nostra attività professionale siamo obbligati all’osservanza di una moltitudine di norme, leggi e regolamenti, molte volte anche in contrasto tra di loro. Lei da progettista esperto, in base alla sua esperienza progettuale e di cantiere, cosa ci può dire al riguardo?

Il disastro edilizio è causato o da fatti imprevedibili, o da errori assolutamente grossolani ed elementari. Tanto nell’un caso quanto nell’altro l’efficacia della regolamentazione è quanto mai limitata, per non dire nulla.

…attuale incongruenza di una regolamentazione che, in contrasto all’imponenza ed autorità della legge, riunisce un complesso di norme che sono e non possono non esserlo: insufficienti per gli incompetenti, inutili per il competente, inefficaci nella precisazione delle responsabilità, ed in complesso totalitariamente non operanti nei riguardi della sicurezza delle costruzioni cementizie.

Maestro, la sua risposta mi stupisce, chiarisca meglio il concetto, le Norme in materia strutturale non servono allo strutturista esperto e competente?

“…la più efficiente e la più logica regolamentazione sulle costruzioni incemento armato dovrebbe limitarsi a questi punti:

  1. Controllo della produzione del cemento
  2. Obbligatorietà della progettazione e costruzione da parte di tecnici laureati
  3. Obbligatorietà del collaudo.

Ho capito, un po’ come avviene nella professione medica, dove il medico specialista non è obbligato per legge a seguire determinate procedure o protocolli, sebbene questi possano rivelarsi dei validi riferimenti, ma nell’espletamento della sua attività si regola secondo: scienza, conoscenza e capacità personali.

Maestro, cosa intende lei per arte o fatto artistico nelle strutture?

Se per fatto artistico si intende qualche cosa di più del semplice soddisfacimento estetico, ossia, come penserei, la indefinibile qualità di un’opera di risvegliare nel nostro spirito la risonanza dei sentimenti e dell’emozione provati dall’artista nell’atto creativo.

La tecnica costruttiva, e in particolare la statica, sono il linguaggio con cui l’architetto esprime e realizza le sue ideazioni. Un architetto che non ne abbia una buona padronanza è nella situazione di penosa impotenza di chi voglia comporre musica senza saper suonare uno strumento, o senza conoscere la scrittura musicale e il contrappunto.

Maestro, lei ha definito una particolare architettura che si va a sommare ed integrare con altri tipi di architetture che lei stesso ha chiamato “architettura strutturale”; ma cosa intende per Architettura Strutturale?

Io penso che si possa definire architettura strutturale quella particolare struttura che resta evidente, e parlante starei per dire, all’esterno o all’interno dell’opera costruita, una condizione. Seconda condizione, che parte da uno schema statico corretto, uno schema statico intuitivamente pensato e intuitivamente comprensibile, anche dal profano. Terzo, che denunci chiaramente il materiale con cui è eseguito.

In conclusione Maestro, volevo chiederle, quali sono state le Regole, se ci sono, che l’hanno guidato nella sua splendida attività professionale ed artistica a cui anche Noi ingegneri strutturisti moderni possiamo far riferimento.

Come sempre in tutta la mia opera progettistica ho constatato che i suggerimenti statici interpretati e definiti con paziente opera di ricerca e di proporzionamento sono le più efficienti fonti di ispirazione architettonica.

Per me questa regola è assoluta e senza eccezioni. La sua interpretazione è sempre sufficientemente libera e i modi di essa misurano l’elemento soggettivo e personale del progettista.

Grazie Maestro, per queste sue sagge parole, che spero servano da guida per gli ingegneri strutturisti del presente e del futuro affinché la progettazione strutturale e la costruzione di strutture possa ritornare ad essere quella forma d’arte a cui lei si è sempre ispirato e che tanto lustro ha dato alla nostra Patria.

Articolo tratto dal numero di Gennaio de Lo Strutturista – La prima rivista per gli strutturisti italiani.

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